“A tu per tu”. La rubrica per svelare falsi miti e mezze verità a proposito di STIMOLAZIONE OVARICA.

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“A tu per tu”. La rubrica per svelare falsi miti e mezze verità a proposito di STIMOLAZIONE OVARICA.

Stimolazione ovarica? Ecco le informazioni da sapere per affrontarla senza correre rischi.

Tantissime sono le domande che le pazienti mi pongono sulla stimolazione ovarica:

  • Quante volte si può fare?
  • Ci sono dei rischi?
  • Bisogna seguire delle indicazioni particolari?

 

In generale è bene tener presente che a stimolazione ovarica è una fase essenziale nella maggior parte delle tecniche di aiuto per la cura dell’infertilità.

 

Quando si ricorre alla stimolazione ovarica?

La stimolazione ovarica è necessaria:

  • per migliorare l’ovulazione, ovvero per fare in modo che la paziente possa avere dei rapporti “mirati” con il proprio partner, calendarizzati nel tempo in base alle dimensioni dei follicoli rilevati ecograficamente per agevolare il concepimento.
  • per la tecnica IUI – inseminazione intrauterina – di I livello.
  • infine, può essere utilizzata per effettuare le tecniche di II-III livello – FIVET, ICSI, IMSI. In questo caso i dosaggi sono mediamente più elevati e l’utilizzo più frequente.

Quanto dura una stimolazione ovarica? E quanto tempo è consigliabile lasciar passare tra due cicli?

Una stimolazione ovarica dura in media tra i dieci e i venti giorni.

Qualora sia necessario ripetere più cicli di stimolazione ovarica, in particolare per le tecniche di II e III livello, si consiglia di attendere un intervallo di circa 2 mesi tra un ciclo e l’altro.

 

Nello specifico, come avviene la stimolazione ovarica?

In primis, il medico specializzato in fecondazione assistita “ritaglia” il dosaggio più giusto in base alle determinate caratteristiche della paziente.

Poi, la somministrazione vera e propria avviene tramite iniezioni sottocutanee che, volendo, la paziente può eseguire da sola.

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Stimolazione Ovarica

Dopo 5-6 giorni dall’inizio della terapia il medico effettua i primi controlli.

Nel dettaglio, si avvale sia dell’esame ecografico per valutare il numero e il diametro dei follicoli e di quello biochimico, ovvero analisi del sangue, per valutare la risposta ormonale.

Quando il diametro dei follicoli supera i 17 mm ed i valori ormonali hanno raggiunto i parametri idonei, si procede con la prescrizione del farmaco volto a favorire la maturazione finale degli ovociti. Tale somministrazione deve essere molto precisa e va effettuata circa 34-36 ore prima del prelievo ovocitario – pick-up.

Quante volte si può fare la stimolazione ovarica?

Non c’è un’indicazione precisa circa il numero di stimolazioni ovariche che la donna può effettuare in un percorso terapeutico di cura dell’infertilità. Ogni percorso di fecondazione assistita è personalizzato in base alla paziente. Tuttavia, è opportuno tener presente che l’impatto di una stimolazione, anche se a dosaggio pieno, non reca alcun danno.

Che sostanze si usano per effettuare la stimolazione ovarica?

I farmaci usati per la stimolazione ovarica, sono sostanze ormonali che il nostro organismo conosce, come l’FSH – ormone follicolo stimolante. Si tratta di un ormone che, in situazioni normali, viene ciclicamente prodotto dall’ipofisi e stimola la crescita follicolare nell’ovaio portando alla maturazione l’ovocita che, durante l’ovulazione, viene deposto nella tuba. Nella norma, qui avviene l’incontro con lo spermatozoo e, dunque, la fecondazione.
In caso di stimolazione ovarica questi farmaci (di sintesi di laboratorio) vengono somministrati dall’esterno – in genere con iniezioni sottocutanee di facile auto somministrazion – e vanno direttamente a stimolare l’ovaio portando ad una produzione adeguata di follicoli e quindi di ovociti (normalmente si ovula con un ovocita al mese). Questa procedura è fondamentale per ottimizzare i tempi.

Al fine di assicurare la corretta maturazione finale degli ovociti si possono utilizzare varie classi di sostanze a seconda del trattamento che si prevede di effettuare.

Ad esempio, bisogna valutare se la stimolazione ovarica è finalizzata ad un transfer di embrioni a fresco, ovvero tra i tre e i cinque giorni dopo il pick-up, o se si prevede il congelamento con transfer differito al mese successivo.

Il congelamento degli embrioni viene spesso adottato nelle pazienti a rischio di iperstimolo ovarico – eccesiva risposta. Sintomo tipico nelle pazienti con affette da policistosi ovarica.

Grazie alla vitrificazione degli embrioni e all’utilizzo di farmaci opportuni si è quasi azzerato il rischio di iperstimolo.

 

Durante la stimolazione ovarica è consigliabile adottare degli accorgimenti particolari nel proprio stile di vita?

Come suggerisce il buon senso, il consiglio è sempre quello di adottare uno stile di vita sano e bilanciato.

L’ideale è condurre una vita normale anche effettuando una moderata attività fisica, evitando gli sport ad alto impatto.

Si consiglia di mantenere elevata l’idratazione bevendo molta acqua anche per contrastare la modesta ritenzione idrica legata all’aumento degli estrogeni.

Chiaramente è preferibile un’alimentazione sana, caratterizzata da un basso consumo di caffè ed alcohol. Sarebbe opportuno evitare il fumo. Ovviamente è bene tener presente che queste abitudini dovrebbero essere sempre la norma, specialmente per le donne in cerca di una gravidanza.

Si possono accusare degli effetti collaterali durante la stimolazione ovarica?

Durante la stimolazione ovarica può essere normale percepire un lieve senso di gonfiore e di tensione mammaria. Potrebbero esserci lievi cambiamenti dell’umore legati più allo stress che ai cambiamenti ormonali.

Nel caso in cui sia necessario assumere farmaci diversi da quelli prescritti è opportuno consultare il medico di riferimento.

Per quanto riguarda i rapporti sessuali, sarebbe meglio evitarli oppure averli protetti, ma anche in questo caso il consiglio migliore è quello di seguire le indicazioni del proprio medico.

In generale, il mio consiglio è quello di rimanere costantemente in contatto con il proprio medico, sia per evitare di commettere errori, sia per gestire meglio l’eventuale ansia.

 

 

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