Oncofertilità

Oncofertilità

Attualmente, nel nostro sistema sociale, sempre più donne cercano la prima gravidanza in età più avanzata per cui può capitare che, alla comparsa di un tumore, la donna non sia ancora diventata “mamma”.

L’ultima stima effettuata nel 2010 dal Registro Tumori è di 7830 pazienti che ricevono una diagnosi di tumore maligno sotto i 40 anni, di questi almeno 4900 sono donne.

Nelle giovani donne i tumori più frequenti sono il cancro della mammella (circa il 40% di tutte le neoplasie), cancro della tiroide, melanomi del colon-retto e della cervice uterina. Bisogna tuttavia considerare che, la maggiore anticipazione diagnostica delle neoplasie e l’aumentata efficacia dei trattamenti chemio-radio e/o ormonoterapia, ha portato ad un miglioramento sensibile della prognosi in tali pazienti.

Tali trattamenti ,tuttavia, possono comportare una compromissione temporanea o permanente della funzionalità ovarica con compromissione della fertilità stessa.

Dati recenti che hanno analizzato la prognosi in pazienti che vanno incontro ad una gravidanza dopo guarigione da un tumore maligno sono confortanti. Tali pazienti non sembrano avere prognosi peggiore rispetto a pazienti che non hanno effettuato gli stetti trattamenti. Va però considerato ogni caso nello specifico, a seconda del tipo di tumore, dell’eta della paziente e del tipo di trattamento effettuato.

Per oncofertilità si intende proprio l’insieme delle tecniche che mirano a preservare la fertilità nelle giovani donne con diagnosi di tumore maligno e che permetta loro, una volta guarite, di realizzare il sogno di diventare mamme.

Tutto questo deve essere gestito da un team di esperti composto da oncologi, psicologi e ginecologi esperti in terapia della sterilità e fecondazione in vitro, i quali devono eseguire tutti i controlli che permettano di rendere eleggibile la paziente per una tecnica di preservazione della fertilità che va da una copertura farmacologica, conservazione del tessuto ovarico fino alla più consolidata tecnica del congelamento ovocitario.

Tali figure professionali devono offrire quindi una consulenza completa, indicando alla paziente tutte le possibili tecniche e condividendo il percorso con la stessa.