Il convegno “Le Donne non hanno età… e neanche la Prevenzione”
I convegni sono importanti momenti di confronto e scambio ma, soprattutto, sono l’occasione per presentare nuovi studi e ricerche. A tal proposito, al convegno del 14 marzo: “Le Donne non hanno età… e neanche la Prevenzione” organizzato presso la Asl Roma1, con i Referenti Scientifici: Laura Anelli e Antonietta Spadea, ho partecipato presentando la relazione: “PMA e Preservazione della fertilità”, parlando di due aree in cui al contrario di quanto affermato nel titolo l’età della donna ha una rilevanza massima.
La relazione è stata caratterizzata dalla presentazione di dati molto interessanti a riguardo.
PMA e Preservazione della fertilità: alcuni dati
Di seguito alcuni dei dati maggiormente significativi
- Diversi studi sono concordi nell’affermare che negli Stati Uniti solo il 23% delle donne di età compresa tra i 35 ed i 40 anni e meno del 10% delle donne tra i 18 ed i 34 anni sono consapevoli dell’impatto dell’età sulla fertilità. Nello specifico, queste donne non sanno che la fertilità femminile si riduce con l’aumentare dell’età, perché gli ovociti diminuiscono in quantità e qualità.
- Circa le motivazioni per cui oggi si tende a cercare la prima gravidanza molto più tardi rispetto al passato le risposte sono state: al primo posto la carriera, per cui si dà precedenza al lavoro più che alla vita privata; al secondo obiettivi di vita diversi, per cui la maternità non è una priorità. Al terzo: la mancanza di politiche sociali, perché in molti paesi, tra cui il nostro, le giovani madri spesso sono abbandonate a loro stesse.
- Facendo un focus sull’età del primo parto è venuto fuori che
- Nelle donne di età superiore ai 30 anni, l’età del primo parto è aumentata di 6 volte dal 1970 al 2002
- Nelle donne di età compresa tra i 30 ed i 34 anni, l’età del primo parto è aumentata del 28% dal 2000 al 2014
- Nelle donne di età maggiore ai 35 anni il valore è salito del 23%.
La denatalità
Nel complesso, la questione della denatalità sta diventando un problema serio, basti pensare che nel 2022 è stato toccato un record negativo con 1,7% in meno rispetto all’anno precedente, ovvero con circa 393mila neonati in meno. Record che molto proba di circa 3500 nascite solo nei primi mesi. Il dato allarmante è che la combinazione tra la persistente denatalità e il progressivo aumento della longevità portano a stimare che, nel 2050, la popolazione inattiva sarà l’84% di quella attiva con evidentissime conseguenze sul nostro sistema di welfare.
Ma quindi, come si previene l’infertilità?
Innanzitutto tenendo presente che: la prevenzione inizia da giovani e si compone, sostanzialmente, di tre cardini fondamentali:
-
- Stili di vita
- Controlli regolari
- Informazione e consapevolezza che la fertilità soprattutto nella donna ha un limite
Vediamoli nel dettaglio.
Stile di vita
Lo stile di vita rappresenta un elemento essenziale per la tutela e la preservazione della fertilità, sia per uomini che per le donne. In particolare esistono numerosi fattori che hanno un peso notevolissimo nell’influenzare negativamente le capacità riproduttive di una coppia, determinando situazioni di infertilità più o meno transitorie.
Tra questi i più diffusi e pericolosi sono:
- Alcol
- Fumo di sigaretta
- Peso corporeo
- Occupazione
- Terapie farmacologiche
- Droghe
- Inquinamento ambientale
- Fattori di rischio specifici per uomo e donna
- Numero di rapporti
Ove per inquinamento ambientale si intendono anche tutti quegli oggetti con cui veniamo quotidianamente a contatto, che apparentemente sembrano innocui come gli scontrini ma che in realtà celano sostanze tossiche. Nel caso specifico, la carta termica di cui sono composti è ricca di sostanze tossicologiche tra cui il Bisfenolo A. Oltre a questa, gli altri inquinanti con più pericolosi e diffusi sono ftalati, pesticidi, diossina che possono provocare riduzione della fertilità; aumento della predisposizioni ad aborti occasionali o ricorrenti; modificazioni DNA in gameti ed embrioni per mutazioni puntiformi non riparate.
Come difendersi?
Considerando che siamo costretti a convivere con determinate sostanze, l’unica soluzione è sottoporsi a controlli ricorrenti e specifici.
Che, nelle donne si traducono in:
- Visite regolari dall’inizio dei rapporti al fine di individuare e trattare precocemente infezioni cervico-vaginali
- Accurata anamnesi della sintomatologia riferita con particolare attenzione al sintomo dolore per diagnosticare più precocemente possibile l’endometriosi
- Valutazione della riserva ovarica in considerazione anche della genetica familiare
I controlli
Negli uomini, dovrebbero tradursi in altrettanti controlli dai relativi specialisti. Tuttavia, al contrario delle donne, la popolazione maschile è carente sotto questo aspetto, tanto che da quando è stata abolita la leva obbligatoria con la Legge n. 226 del 23 agosto 2004, è stato notato un aumento del 45% delle patologie di pertinenza andrologica che possono in varia misura interferire negativamente con una normale attività sessuale e riproduttiva.
La corretta informazione
È quindi di fondamentale importanza ricordare la necessità di promuovere la corretta informazione, sia tra i giovani, nelle scuole; sia tra i medici che spesso non sanno dare opportune indicazioni sulla fertilità, né come gestire i casi di sterilità.
Alla luce di tutti questi dati emerge come la PMA – procreazione medicalmente assistita anche nella sua declinazione di preservazione della fertilità, rappresenti un validissimo strumento per combattere il calo delle nascite.
Del resto, a riguardo parlano i numeri: solo nel 2021 in Italia sono nati ben 16.625 bambini grazie alla fecondazione assistita numero che rappresenta il 4,2% del totale dei nati in Italia nel 2021 (400.249 nati vivi, Fonte: ISTAT).
PMA nei LEA
Proprio per questo, sono felice di ricordare, che dal 1 gennaio 2025 la PMA entrerà nei LEA, ovvero nei LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA, andando così ad uniformare il diritto alla genitorialità.